10 Aprile 2013

Evoluzione del turismo

Per una chiara ed esaustiva esposizione sul concetto di turismo e della sua evoluzione è utile partire dalla sua definizione: “il turismo è il complesso delle manifestazioni e delle organizzazioni relative a viaggi e soggiorni compiuti a scopo ricreativo o di istruzione” (Devoto, Oli, 2011).
Al centro dell’esperienza turistica vi è il “turista” definito dall’Organizzazione Mondiale del Turismo (World Tourism Organization) come colui che viaggia in paesi diversi dalla sua residenza abituale e al di fuori del proprio ambiente quotidiano, per un periodo di almeno una notte ma non superiore ad un anno e il cui scopo abituale sia diverso dall’esercizio di ogni attività remunerata all’interno del paese visitato. E’ corretto, quindi, come facilmente viene in mente, associare la parola turismo con “viaggio” e osservare l’evoluzione dello stesso e delle molteplici motivazioni che nella storia dell’umanità hanno condotto al viaggio: culturali, religiose, ricreative, di salute.
Individuare l’epoca di nascita del turismo è difficile, ma sappiamo che, nell’Antichità ebbero luogo movimenti di una élite di persone che già possono essere considerati forme primordiali di turismo. Nella Grecia classica, il viaggiatore era considerato persona sacra, messaggero degli dei; era la stessa religione greca che favoriva l’abitudine di recarsi laddove si riteneva che gli dei pronunciassero i loro oracoli. Centinaia di devoti giungevano nei luoghi caratterizzati dalla presenza divina, sia per devozione, sia per beneficiare del misterioso potere taumaturgico che si riteneva vi fosse presente. Ma il flusso turistico di maggiori proporzioni si realizzava in occasione delle manifestazioni sportive; in quei luoghi erano previste anche strutture in grado di ospitare le persone che sarebbero giunte per assistervi. Col passare del tempo, il culto tipicamente greco per gli oracoli, ed i conseguenti pellegrinaggi verso i santuari delle divinità, si diffusero anche nel mondo romano. I viaggi vennero facilitati, oltre che dalla eccellente rete viaria, anche da una prosperità economica ed alimentati da motivazioni di carattere religioso, culturale o di puro riposo e svago. In questo periodo vengono inoltre costruite le prime strutture ricettive della storia, denominate stationes, che offrivano ai viaggiatori vitto e alloggio.
Un’altra forma di spostamento che nel mondo romano ebbe un notevole sviluppo, sia pur limitatamente alle classi elevate, fu quello della villeggiatura, intesa proprio nel senso etimologico del termine: risiedere per un determinato periodo dell’anno, tipicamente quello estivo, lontano dalla caoticità della città, in ville situate in località amene, soprattutto nel territorio dell’attuale Campania (Capri, Ischia, Stabia, Baia, Miseno), nei dintorni di Roma (Tivoli, Anzio) ed in Etruria (corrispondente all’attuale Toscana).
Fu nel periodo alto-medioevale che avvenne la quasi totale scomparsa della pratica del viaggio, per ragioni facilmente comprensibili: fu un’epoca costantemente tormentata da guerre, pestilenze e disordini, che provocarono un generale senso di insicurezza, il decadimento della cultura, la stagnazione dei commerci e dell’economia. La mobilità personale avveniva solo per ragioni di assoluta necessità; gli unici posti ove era possibile trovare alloggio sicuro erano i centri religiosi: chiese, monasteri, abbazie e conventi, presso i quali viandanti o pellegrini trovavano accoglienza senza dover pagare e soprattutto senza correre il rischio di essere derubati.
A partire dal secolo XI, invece, le migliorate condizioni politiche, economiche e sociali, unitamente ad una accresciuta efficienza nell’organizzazione della mobilità, renderanno il pellegrinaggio accessibile ad un numero crescente di persone, la qual cosa decreterà già allora l’importanza di alcune destinazioni, come Roma, Santiago de Compostela, Gerusalemme, la Terra Santa per il mondo cristiano e la Mecca per quello islamico, tutti luoghi, questi, che ancora oggi sono meta di enormi flussi di pellegrini. Il pellegrinaggio, diverrà quindi un fenomeno “di massa”, agevolmente praticabile anche perché assistito da una rete di enti caritatevoli dediti alla ospitalità dei pellegrini, alla organizzazione del loro soggiorno ed al soddisfacimento, sia pur in forme primordiali, delle loro necessità materiali e spirituali.
Come per tanti aspetti culturali, bisogna aspettare l’epoca rinascimentale per assistere ad un miglioramento delle condizioni sociali che permette il facile sviluppo del fenomeno turistico, che assume una connotazione diversa. Infatti, tra i motivi che spingevano ad intraprendere i viaggi c’erano l’interesse a conquistare nuove terre, intraprendere attività commerciali con paesi lontani, ma anche intraprendere avventure al confine della conoscenza umana, aprendo la strada verso il nuovo mondo.
In questo contesto nacque il concetto di albergo, una struttura che offriva beni e servizi dietro compenso. Nello stesso periodo si diffuse la parola francese hotel, che significa “residenza” e che divenne ben presto il termine internazionale per indicare la struttura in grado di offrire buona ospitalità e garantire sicurezza e comodità ai suoi ospiti. In senso moderno il concetto si afferma soltanto nel XVIII sec. che vede apparire, nello stesso tempo, l’idea del viaggio romantico e la rivoluzione dei trasporti. Progressivamente il turismo guadagna più strati sociali dei paesi sviluppati eccetto la classe contadina soggetta a una tradizionale inerzia e oggettivamente impedita dalla continuità delle cure per il bestiame.
I primi esempi di viaggio a scopi culturali e di divertimento si ebbero nel Settecento con il Grand Tour, ossia un lungo viaggio nell’Europa continentale effettuato dai ricchi giovani dell’aristocrazia britannica, destinato a perfezionare le loro conoscenze. Questo viaggio poteva durare dai pochi mesi fino a 8 anni e le mete più ambite da parte di intellettuali e artisti dell’Europa del nord erano i paesi mediterranei tra cui Spagna, Grecia e soprattutto l’Italia che fu definita la meta per eccellenza. Le tappe principali del viaggio erano quattro: Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Solo dall’800 in poi qualcuno arrivò fino in Sicilia. Essi erano provvisti di guide che spiegavano i monumenti più importanti e davano indicazioni per evitare le strade infestate dai briganti che depredavano i ricchi viaggiatori che spesso si muovevano in carrozze. Intraprendevano questo viaggio accompagnati da un tutor, un precettore che vegliava sulla moralità del viaggiatore, gli faceva da guida e si occupava degli alloggi. Per facilitare gli spostamenti furono inoltre stampate carte geografiche e itinerari di viaggio.
Tra la fine del Settecento e il primo decennio del Novecento, è stato prevalentemente grazie agli scritti di viaggiatori stranieri, se si è avuta una maggiore conoscenza delle condizioni delle province interne del Mezzogiorno, in Italia e all’estero. Erano i tempi in cui si considerava Salerno l’ultimo confine della civiltà verso il Sud; La Sicilia si accompagnava a Napoli nelle preferenze di viaggio grazie all’accessibilità via mare, considerata dai più l’unica soluzione possibile per spingersi a sud della capitale.
Ma si trattava ancora di viaggiatori d’élite. Molteplici fattori hanno determinato l’evoluzione del turismo da fenomeno d’élite a fenomeno di massa, come l’incremento della popolazione mondiale, l’aumento dello sviluppo industriale e del commercio, il miglioramento delle condizioni politico e sociale e la modernizzazione dei mezzi di trasporto.
Il secolo d’oro del Grand Tour, dunque, segna il passaggio da una società in cui avvengono spostamenti dovuti sia a motivi culturali ed educativi, che mercantili e religiosi, ad una società in cui si afferma gradualmente il turismo di massa, portatore di nuove motivazioni, nuove ideali e nuovi obiettivi.
La trasformazione delle società di viaggiatori in società di turismo di massa, ben organizzate, promosse e gestite anche a livello pubblico, e quindi non più solo privato, è favorito dal verificarsi di una serie di condizioni. In primo luogo, il turismo assume il carattere di un diritto sociale poiché la nuova società industriale riconosce al lavoratore il diritto al tempo libero e alle ferie pagate, sancendo tra le conquiste più rilevanti, la possibilità di concedersi un periodo di vacanze e la libertà di viaggiare per i più diversi scopi individuali.
Il turismo di massa nacque negli Stati Uniti negli anni ’50 e fu favorito dalla crescita del trasporto aereo intercontinentale. In poche ore di volo si potevano raggiungere luoghi e mete lontane. Il boom economico statunitense si replicò dieci anni dopo in una Europa. I mercati di massa e la sindacalizzazione del lavoro favorirono la crescita del potere di acquisto minimo e rendendo il prezzo dei viaggi sempre più abbordabili per tutti. L’industria aerea cominciò a differenziare l’offerta introducendo i primi voli charter mentre il progresso rese più rapida e immediata la trasmissione radio-tv da ogni luogo del mondo.
Oggi la televisione e Internet svolgono un ruolo fondamentale nella comunicazione del turismo. Grazie a sofisticate tecnologie. rispetto al passato, oggi è molto più veloce ed agevole l’organizzazione di un viaggio poiché esistono in rete portali predisposti per l’organizzazione di viaggi e la ricerca di servizi turistici.
Negli ultimi anni ha avuto una forte crescita la vendita dei cosiddetti viaggi last minute, pacchetti di viaggio acquistati pochi giorni prima della partenza. Inoltre, lo sviluppo delle compagnie aeree low cost, nate all’inizio degli anni novanta, ha dato forte impulso ai viaggi di breve durata in ogni periodo dell’anno.

 

di Federica Caravante