17 Settembre 2015

Il rapporto ISPRA sui rifiuti speciali

Presentato a Roma contiene i dati relativi al 2013

 

Meno rifiuti speciali in Italia, spiegabili anche con la crisi economica registrata nel 2013. Il calo di produzione sfiora i 2 milioni di tonnellate scendendo, tra il 2012 e il 2013, dell’1,5% e passando da quasi 133,6 milioni di tonnellate a 131,6 milioni di tonnellate. Diminuiscono sia i rifiuti, che in totale ammontano a quasi 8,7 milioni di tonnellate, sia quelli non pericolosi, che

scendono dell’1,4% soprattutto per effetto dell’ulteriore consistente calo dei rifiuti generati dalle attività di costruzione e demolizione. Sono i dati dell’ISPRA contenuti nella XIV edizione del Rapporto Rifiuti Speciali, presentato lo scorso 29 luglio alla Camera dei Deputati, nel corso di una conferenza stampa. Rimane il settore manifatturiero, con quasi il 40% del totale, il maggior produttore di rifiuti pericolosi, seguito con il 29,4% dalle attività di trattamento rifiuti e di risanamento. Nel dettaglio, nell’ambito del comparto manifatturiero, il 45% circa

(oltre 1,5 milioni di tonnellate) del quantitativo di rifiuti pericolosi complessivamente prodotti, proviene dai settori della fabbricazione di prodotti chimici (17,6%), di prodotti farmaceutici di base e prepaati (14,2%), della fabbricazione di coke e dei prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio (10,7%), e di articoli in gomma ed in materie plastiche (2,6%). Il primo produttore di rifiuti non pericolosi è invece il settore delle attività di costruzione e demolizioni. Nel 2013 vengono gestite 129,9 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, comprensive degli stoccaggi prima dell’avvio ad operazioni di recupero/smaltimento, che riguardano circa 13 milioni di tonnellate. A questi se ne aggiungono oltre 8 milioni di tonnellate derivanti dal trattamento di rifiuti urbani e computati nel ciclo di gestione di quelli urbani. Il recupero di materia, con il 64,7% del totale, pari a oltre 84 milioni di tonnellate, è la forma di gestione prevalente. Seguono le altre operazioni di smaltimento con il 14,5%, e lo smaltimento in discarica con l’8,4%. Per quanto riguarda i rifiuti non pericolosi la forma prevalente di gestione è rappresentata dal recupero di materia che interessa 82,2 milioni di tonnellate, pari al 74,9% del totale gestito. Con i riferimento ai rifiuti pericolosi, invece, la forma di gestione prevalente è rappresentata da altre operazioni di smaltimento, pari al 51,8% del totale gestito. Trasportati all’estero 3,4 milioni di tonnellate, di cui 2,4 milioni non pericolosi ed 1 milione di pericolosi, con una diminuzione, rispetto al 2012, del 16,7%. Si tratta per lo più di rifiuti provenienti da impianti di trattamento ed inviati principalmente in Germania. Stabile, invece, la quantità di rifiuti speciali importata: circa 5,7 milioni di tonnellate nel 2013, costituiti quasi esclusivamente da rifiuti non pericolosi. I rifiuti pericolosi importati costituiscono una parte residuale (153 mila tonnellate). Scendono anche le quantità di rifiuti speciali smaltite in discarica. A livello di macroarea geografica è il Centro, a registrare il calo maggiore: 16,4% (-437 mila tonnellate), seguito dal Sud che segna un – 16,0%. Al Nord si riscontra, invece, un aumento del 7,1% (da 5,8 milioni di tonnellate del 2012 a 6,2 del 2013). Tra i rifiuti pericolosi smaltiti in discarica quelli contenti amianto sono circa 167 mila tonnellate. Il 90,7% è rappresentato da materiali da costruzione contenenti amianto e il restante 9,3% è costituito da altri rifiuti contenenti amianto

Pubblicato da ARPAC nel Bollettino n°16 del 31 Agosto 2015.

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