24 Marzo 2014

La sanità veterinaria e la Costituzione italiana

La riforma del Titolo V della Costituzione Italiana dovrà essere una occasione per rimodulare i rapporti fra Stato e Regioni anche in materia di sanità veterinaria, ovvero di salute pubblica e sicurezza alimentare.

Per come è scritta oggi, questa parte della Costituzione affida la Salute al Centro e l’organizzazione sanitaria alle Regioni in maniera non adeguatamente disciplinata, con il risultato di avere esasperato la moltiplicazione degli interventi, la vanificazione degli indirizzi del Ministero della Salute, spesso mal recepiti o recepiti in maniera disomogenea a contradditoria nei 21 sistemi regionali. Per non parlare di Regioni che si comportano come se fossero “repubbliche autonome della veterinaria”.

Due esempi su tutti: le linee di indirizzo sulla riorganizzazione dei Dipartimenti di Prevenzione dell’allora Ministro Balduzzi sono state tradotte in maniera più che fantasiosa da varie Regioni, non senza impugnazioni davanti al TAR.

Purtroppo il ricorso eccessivo agli Accordi Stato Regioni si ritrova anche nel DDL Lorenzin, con il risultato che molte misure di sanità animale e di sicurezza veterinaria saranno polverizzate in 21 Amministrazioni, comprese quelle commissariate o inefficienti. Serve una inversione di rotta, che restituisca al Ministero della Salute un ruolo decisionale più forte e ai medici veterinari la certezza del diritto.

di Mosè Alise

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