27 Settembre 2019

Premio Nostalgia di Futuro 2019 – tre vincitori campani

Il premio per l’innovazione tecnologica va al progetto “Trasformazione digitale del Car Sharing” (Deloitte Digital) di Flavia Maresca e Ludovica Niespolo seguite dal prof. Antonio Pescapè (direttore della DIGITA Academy – Università di Napoli Federico II).
Motivazione: Il project work in Deloitte Digital su un progetto di trasformazione digitale del Car Sharing per un cliente leader nel mercato Italiano prevede lo sviluppo di una piattaforma di CRM evoluta a supporto del business per la centralizzazione di tutti i processi.
Il progetto è stato lanciato sul mercato il 1 Luglio 2019 e sono state soddisfatte tempestivamente circa un milione di richieste provenienti dagli utilizzatori del servizio.
Il progetto ha generato 140 flussi di processo per rendere ancor più completa l’esperienza del consumatore, che vanno dalla fase di inizio noleggio fino alla gestione di eventuali sinistri stradali.
Ad oggi il cliente registra circa 12mila noleggi giornalieri in Italia, un dato molto importante sia in relazione ai competitor sia, all’impatto che quest’idea è riuscita ad avere sullo stile di vita delle persone, offrendo un modo tutto nuovo d’intendere la mobilità.

Il premio per le pratiche di pensiero e azioni innovative è andato alle
studentesse del Liceo Statale Pitagora B. Croce di Torre Annunziata per il progetto #40ForLife: 40 settimane di confluenze culturali contro la violenza di genere. Il lavoro svolto si è concretizzato nell’agenda contro la violenza di genere, uno strumento utile a sensibilizzare i giovani verso tematiche sociali come la violenza su donne e minori: “Il premio va alla voglia di riscatto di tutti questi giovani che sono qui con noi – dice Maria Pia Rossignaud vice presidente TuttiMedia, associazione che organizza il premio – a dimostrazione che si può cambiare ed anche simbolicamente a tutte le vittime del buio”.
Ed infine il premio è andato alla scrittrice Cecilia Coppola, presidente dell’associazione Cypraea perché: “Ava di Greta Thunberg – dice il sociologo Derrick de Kerckhove, direttore scientifico di TuttiMedia – in quanto donna con la vocazione dell’insegnamento costruttivo che attraverso i suoi libri illustrati ed in particolare il personaggio “Ciociò e la busta di plastica” insegnava, già, negli anni 80 ai giovani di rispettare il pianeta evitando le cattive abitudini che danneggiano il mare ed i suoi abitanti.”

Alla cerimonia, preceduta da un dibattito su questo tema, hanno partecipato Gianni Letta, presidente onorario TuttiMedia; Franco Siddi, presidente Osservatorio TuttiMedia; Roberto Saracco, chair of the SAS Initiative of IEEE; il sociologo Derrick de Kerckhove; Andrea Riffeser Monti, presidente della FIEG; Pier Paolo Cervi, Mediaset; Mario Sechi, direttore dell’Agi; Diego Ciulli, Google; Marina Ceravolo, Rai Pubblicità; Laura Bononcini, country manager di Facebook. Ha moderato il dibattito la direttrice della rivista Media Duemila e vicepresidente di OTM, Maria Pia Rossignaud.

“Questa nuova rivoluzione va governata e incanalata – spiega Maria Pia Rossignaud –ecco perché l’Osservatorio TuttiMedia, unica Associazione che unisce tutti i Media, ha voluto portare all’attenzione delle Istituzioni l’importanza di promuovere leggi, regole e comportamenti adatti per quest’epoca in cui è necessaria anche un’etica per l’algoritmo”.

Appello raccolto in pieno dal Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati che ha ricordato nell’intervento introduttivo: “Se l’Intelligenza Artificiale può portare benefici all’intera società e all’economia, le sue applicazioni pratiche stanno sollevando e solleveranno sempre più in futuro problematiche giuridiche ed etiche”. Secondo la Presidente, bisogna puntare a “una visione più ampia, di ordine sovranazionale, che si caratterizzi per un approccio alla materia tale da rafforzare la fiducia dei cittadini nello sviluppo digitale” e ricorda i contenuti “della comunicazione che l’8 aprile 2019 la Commissione Europea ha rivolto al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni”, sottolineando che “l’essere umano deve porsi al centro dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. In altre parole, essa potrà avere un futuro sostenibile e potrà godere della fiducia dei cittadini solo se saprà essere “antropocentrica”.

Ha aperto il dibattito Roberto Saracco (chair of the SAS Initiative of IEEE): “Il gemello digitale rappresenta una realtà nel settore manifatturiero e una componente importante nella evoluzione verso l’Industria 4.0. Le sue caratteristiche lo rendono estremamente interessante anche in altri settori, dalla sanità alle “smart cities”, dalla fruizione di contenuti alla conoscenza personalizzata e distribuita. Per questo motivo, vi sono svariate iniziative in corso a livello internazionale sia da parte di istituzioni come IEEE e EIT Digital sia da parte di grandi aziende (General Electric, IBM, Mevea, Philips, Sap, Siemens…).

Da notare che, in assenza di un quadro legislativo reale, lo sviluppo e l’evoluzione sarebbero trainate, e guidate, dai grandi gestori dei dati (US e Cina). Tale sostegno normativo – ha affermato Saracco – è ancora più importante nel momento in cui il gemello digitale diventa gemello di persone fisiche (come nel settore della sanità) per arrivare, in prospettiva, ad essere un gemello del cervello individuale. Evidenti gli aspetti etici e sociali sottostanti, anch’essi regolamentati nei corpus giuridici. EIT Digital e

IEEE – ha spiegato – hanno sviluppato un programma di istruzione professionale e aziendale per stimolare la adozione dei gemelli digitali e accelerare la trasformazione digitale. Il programma è aperto e adattabile alle specifiche esigenze di singoli e di aziende/Pubblica Amministrazione”.

Di Gemello digitale e contesto sociale ha parlato Derrick de Kerckhove, direttore scientifico di TuttiMedia: “Dalla marea di innovazioni che arriva dalle tecnologie digitali e che coinvolge ogni settore della vita dell’uomo, sono due quelle che emergono con gli attori e gli attuatori principali del cambiamento in corso: il gemello digitale sul piano personale e il social credit (o l’attuale versione occidentale cioè il surveillance capitalism) sul piano sociale. Quando i due aspetti convergeranno la domanda da porsi sarà se il gemello digitale è sufficiente per proteggere la nostra autonomia o se vincerà il controllo totale e radicale della società”.

“Bisogna reinventare la Tv al tempo del Gemello digitale – ha affermato Paolo Cervi di Mediaset – reimmaginando i supporti, le interfacce e l’offerta. È indubbio che, abituandoci a parlare con un’intelligenza esterna che comprende le nostre domande, si va a influire profondamente su alcuni strumenti che richiedono l’utilizzo della manualità come il cellulare o il telecomando. L’idea che il nostro cervello sia “potenziato” da unità esterne influisce profondamente sugli sviluppi futuri di un media come la TV”.

Sia Franco Siddi, presidente dell’Osservatorio, sia Andrea Riffeser Monti, presidente Fieg, hanno ricordato con affetto e ammirazione l’opera di Giovanni Giovannini, insistendo su quanto sia importante oggi continuare ad applicare la curiosità attiva e l’analisi dei processi in atto al fine di comprendere il futuro prossimo “prima che ci travolga”, come ha affermato Siddi, “e ci costringa a rincorrere quel cambiamento adattandoci alle regole del gioco che altri ci imporranno se non riusciamo ad avere la lungimiranza di crearne di nostre adeguate ed efficienti”. Riffeser ha sottolineato che la Fieg è un’associazione che svolge il suo ruolo anche attraverso il sostegno di iniziative per l’educazione culturale come la promozione della raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare per introdurre l’educazione civica nelle scuole. La Fieg, come associazione che rappresenta tutte le componenti della carta stampata, difende e tutela i prodotti editoriali contro la pirateria e gli utilizzi parassitari”.

D’altronde, proprio di “grande mutazione” parlava Giovannini, così come ha ricordato l’On. Gianni Letta nel suo intervento appassionato e commosso: “dobbiamo sempre tenere a mente, come un faro che ci indichi la rotta, la lezione di Giovannini. Egli è stato un Maestro, un uomo coraggioso, lungimirante e sempre disposto ad accogliere la novità non come sostituto del passato, ma come valore aggiunto. Occuparsi di tecnologia non può e non deve voler dire subire la fascinazione del futuribile, occuparsi di tecnologia significa applicare i vecchi valori umani a degli strumenti nuovi affinché il futuro sia migliore e adeguato al progresso dell’uomo”.

Per i nuovi media sono intervenuti Laura Bononcini, di Facebook, e Diego Ciulli, di Google. Bononcini si è soffermata sulla tematica del “recupero del controllo”; ovvero:

“per le persone recuperare la possibilità di essere al centro dei processi che li riguardano. Come? Ad esempio, il controllo sui propri dati, il poter ricevere informazione di qualità e non “fake-news” quando navigano in rete, l’esistenza di meccanismi di democrazia reale. Il che vuol dire rimettere al centro del ragionamento l’etica”.

Ciulli ha sottolineato come “siamo sempre accusati di essere i manipolatori, coloro che tramano per diffondere l’informazione falsa e cattiva, eppure noi aggiorniamo costantemente le policy del nostro motore di ricerca, tentiamo di attuare sistemi di controllo sempre più incisivi ed efficaci, ci sottoponiamo a verifiche costanti. Il punto è che, così come cambiamo noi, si adattano tutti quelli che utilizzano lo strumento da noi fornito per approfittarne. Forse il punto dovrebbe essere proprio creare una regolamentazione adeguata in modo da evitare che certi campi sensibili, come l’informazione, sfuggano al controllo. Nuovi media, vecchi media e Istituzioni dovrebbero collaborare in questo, senza accusarsi a vicenda”.

Per Mario Sechi, direttore dell’AGI: “Dagli interventi precedenti capiamo che il punto fondamentale è come restare umani in un mondo fortemente disumanizzante. Bisogna fuggire la “totemizzazione” della tecnologia, la quale spesso è osannata come la risolutrice assoluta dei problemi e invece, in molti casi, spalanca la via a nuove complicazioni. Quando ci si richiama alla tradizione, potremmo evocare i classici canoni del giornalismo: la veridicità o meno dei fatti, il modo in cui questi vengono raccontati, lo stile usato per raccontarli, la verifica costante delle fonti, la maniera di veicolarli, la loro gerarchia… non bisogna credere che soltanto perché il mezzo è cambiato, le regole auree vengano meno. Occorre, cioè, accogliere senz’altro i progressi tecnologici e le innovazioni, ma senza mai dimenticare che i doveri etici, professionali e sociali (soprattutto di chi fa informazione) sono gli stessi”.

Marina Ceravolo, di Rai Pubblicità afferma: “Per RAI indirizzare le tecnologie significa rispettare l’uomo iniziando dall’uso responsabile dei dati. Il futuro ci vede impegnati a il pensiero critico facendo ascoltare più voci. La Rai è impegnata ad evitare le bolle informative chiuse e la sfida di oggi, in quanto servizio pubblico è l’alfabetizzazione utili a sviluppare le competenze digitali ed abbattere il digital divide”.

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