25 Giugno 2015

El Niño: il ritorno del figliol prodigo

[vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]Con una precisione quasi chirurgica, dopo cinque anni, torna ad intensificarsi un fenomeno climatico noto come El Niño.

El Niño è un evento che si verifica ogni anno nell’Oceano Pacifico, con una corrente calda che lo attraversa nel periodo natalizio (da qui infatti il suo nome), precisamente tra le coste del Perù e dell’Ecuador. Tale fenomeno è solo una delle due componenti oceaniche (El Niño e La Niña) di un fenomeno di ben più grande scala, definito El Niño Southern Oscillation (Figura 1).[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7502″ border_color=”grey” img_link_target=”_self” img_size=”417×221″][vc_column_text]Fig.1 Le fasi della El Niño  Southern Oscillation.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/1″][vc_column_text]Andiamo per ordine.

La El Niño Southern Oscillation rappresenta quella che gli scienziati definiscono “Teleconnessione Atmosferica”, cioè l’insieme di schemi di circolazione atmosferici che determinano, con il loro andamento, la variabilità climatica su grande scala. Parliamo letteralmente di una teleconnessione, quando parametri fisici come pressione o temperatura sono correlati positivamente o negativamente, ovvero quando ad una variazione di un dato parametro in un’area corrisponde una variazione dello stesso parametro in un’area anche molto distante. Tali variazioni nei pattern, cioè in questi schemi su grande scala, talvolta assumono degli andamenti ciclici, cioè si presentano con una cadenza mensile, annuale, o pluriennale.

Nel Pacifico la El Niño Southern Oscillation, con una ciclicità che varia tra 3 e 7 anni, con una media ogni 5 anni, influenza l’andamento delle condizioni meteorologiche ed oceanografiche, e per questo può essere assimilata ad un fenomeno ciclico determinato dalla continua interazione tra oceano ed atmosfera.

Ma cosa lega l’oceano all’atmosfera?

Tra le componenti oceanica ed atmosferica c’è una dipendenza praticamente inscindibile: quando è in corso la fase di riscaldamento delle acque dell’oceano Pacifico, cioè quando si sviluppa El Niño, la pressione atmosferica del Pacifico occidentale è alta; quando è in corso la fase di raffreddamento delle acque, La Niña, la pressione del Pacifico occidentale è bassa. Il collegamento tra componente oceanica ed atmosferica è rappresentato dagli Alisei, venti che normalmente convergono da Nord-Est verso l’Equatore, generando un flusso d’aria che sposta le masse d’acqua verso Ovest lungo l’Equatore, riscaldandole. Nello stesso tempo, sul fronte Pacifico orientale, acque fredde ricche di nutrienti si spostano verso la superficie grazie alla corrente.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7503″ border_color=”grey” img_link_target=”_self” img_size=”417×260″][vc_column_text]Fig.2 Il riscaldamento delle acque superficiali evidente durante la fase di El Niño.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]Periodicamente, tuttavia, il riscaldamento invernale risulta molto più intenso rispetto alle condizioni normali, e porta a conseguenze che possono durare per un periodo di 12-18 mesi.

In tali condizioni, le acque calde del Pacifico Occidentale, si spostano fino alla fascia tropicale con un aumento della temperatura superficiale di circa 5°C (Figura 2). Questo aumento produce una serie di conseguenze, che portano, in ultima battuta, ad una generale variazione dell’intera circolazione atmosferica della fascia equatoriale, che, talvolta, induce l’indebolimento o addirittura la soppressione degli Alisei.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/1″][vc_column_text]Generalmente, trattandosi di un fenomeno su grande scala, le conseguenze di queste forti variazioni non restano confinate in un’area ristretta. In questo caso, infatti, alle variazioni nelle temperature superficiali seguono variazioni del livello del mare del Pacifico Occidentale di alcuni centimetri, poiché in seguito all’indebolimento del forzante atmosferico indotto dagli Alisei, crolla anche il trasporto di masse d’acque sul margine occidentale dell’oceano e la conseguente distribuzione dei nutrienti, portando a modifiche anche nella catena trofica.

Diversi studi hanno evidenziato dei netti legami tra quanto accade nel Pacifico ed il resto del pianeta, tanto da portare a considerare l’Oscillazione di cui stiamo parlando come uno dei fattori maggiormente responsabili delle variazioni climatiche globali.

La fase di El Niño è spesso accompagnata da piogge molto più copiose rispetto alla media su Brasile, Argentina, Stati Uniti Settentrionali e zona equatoriale dell’Africa, mentre persistono periodi fortemente siccitosi sul Centro America e sul Sud Africa, aumentano le tempeste tropicali sul Pacifico e si indeboliscono i Monsoni. Sono invece meno marcati gli impatti sul clima europeo, con leggeri aumenti delle temperature estive della regione Mediterranea, in particolare, eventi passati di El Niño hanno prodotto stagioni estive molto calde, soprattutto sul Sud della penisola italiana.

La fase opposta, La Niña, porta invece eventi decisamente più catastrofici, come alluvioni sull’India o aumento degli uragani sull’Atlantico. Gli effetti di La Niña portano anche ad aumenti delle temperature lungo le coste messicane, che si traducono in intense ondate di caldo, mentre sul fronte opposto, cioè lungo le coste orientali dell’Asia ed in India si verificano bruschi cali nelle temperature.

Dalle ricerche recenti condotte in Italia ed in Inghilterra, ci stiamo avvicinando ad una nuova fase di El Niño.

I modelli climatici dei principali centri di ricerca europei hanno evidenziato l’aumento di piogge ed alluvioni nelle regioni di Cile, Perù e Bolivia, con conseguente forte siccità nelle aree dell’Australia ed Indonesia.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]Si è anche verificato un curioso fenomeno, che da sempre segna l’inizio del fenomeno qui descritto.

Lungo le coste della California (Figura 3), nel tratto compreso tra Los Angeles e San Diego, si è verificata una massiccia presenza di granchi rossi (Tuna crabs).[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7499″ border_color=”grey” img_link_target=”_self” img_size=”417×221″][vc_column_text]Fig.3 L’invasione di granchi rossi lungo le coste californiane.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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