8 Marzo 2021

Caos 118 Campania: Non siano i lavoratori a pagare le colpe dell’incapacità amministrativa

 

“I paradossi italiani della sfida alla pandemia globale assumono connotati grotteschi in Campania dove il personale medico in forza al 118 non solo si trova a fronteggiare turni massacranti di lavoro in prima linea mettendo in gioco la propria saluta per il bene di tutti, ma come premio vede ridotta di un terzo la già ridicola busta paga per una questione squisitamente burocratica”. Lo afferma l’avvocato Giovanni Rubinacci di TMDPLEX (tra le maggiori Law Firm italiane di diritto penale) annunciando l’azione legale a tutela degli operatori del 118 se le Aziende Sanitarie “non cambiano registro immediatamente”.

La questione, sollevata recentemente anche alla Camera dei Deputati con l’intervento dell’On. Virginia Villani e ribadita e stigmatizzata dall’Ordine dei Medici della Campania per voce di Silvestro Scotti e Bruno Zuccarelli, è la seguente: nel 1999 la Regione Campania stipulò un accordo con la categoria, per favorire il transito dei medici di guardia nel 118, a fronte di un incentivo economico di poco più di 5 euro all’ora. Ora, non solo le ASL hanno deciso di tagliare quei 5 euro e 16 all’ora in più, eliminando di fatto la voce salariale da sempre riconosciuta per la tipologia usurante del lavoro svolto dagli operatori del 118, ma ne pretendono la restituzione. Parliamo di 22 anni di emolumenti che con ogni probabilità le Aziende Sanitarie tratterranno dalla busta paga. Il taglio mensile sul salario si attesta, secondo le stime dei legali, intorno al 30 percento.

Lo studio TMDPLEX, che assiste diversi medici e infermieri coinvolti nella vicenda per gli aspetti penali, ritiene illegittimo tale atteggiamento delle Azienda Sanitarie e minaccia azioni giudiziarie a tutela dei lavoratori.  “Rappresenta un paradosso – spiega Rubinacci – che l’abrogazione di parte della retribuzione sia stata effettuata in assenza di una espressa norma di legge, ma solo in base ad una errata interpretazione del contratto collettivo, che per principi consolidati del nostro Ordinamento giuridico non può derogare in peggio i diritti quesiti dei lavoratori. L’inadeguatezza di tale interpretazione consentirà alla ASL addirittura di recuperare le somme erogate ai lavoratori negli ultimi dieci anni”.

“Qualora le parti sociali – conclude Rubinacci – non addivengano a un tavolo di raffreddamento per la risoluzione di questa annosa questione, sarà presto adita la competente Autorità Giudiziaria per tutelare una categoria di lavoratori particolarmente esposta nell’attuale momento storico e per garantire l’intangibilità della loro retribuzione. Non devono essere i lavoratori a pagare le colpe dell’incapacità amministrativa”.

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