8 Settembre 2019

L’Amazzonia continua a bruciare

L’Amazzonia ha registrato dall’inizio del 2019 73mila incendi. Il doppio rispetto all’anno precedente. A riportarlo è l’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale (INPE). Ma la quota di incendi segnalati nei mesi estivi del 2019 supera qualunque record. Da gennaio ad agosto 2019 si parla di un aumento del 145% degli incendi che hanno annerito il cielo sul Brasile.

Il polmone verde della Terra, commovente perifrasi con cui si definisce la Foresta Amazzonica, situata a Sud del continente africano, e la sua tutela, dovrebbero essere preoccupazione di tutto il mondo. Invece sta drammaticamente collassando.  Il 20% dell’ossigeno che si immette nell’atmosfera terrestre deriva proprio dall’Amazzonia, che si estende per più di 7,7 milioni di chilometri quadrati e che sottrae ingenti quantità di anidride carbonica per il processo della fotosintesi clorofilliana.

Più Amazzonia esiste, più ossigeno è messo generosamente a disposizione dell’umanità. Gli incendi che continuano a divampare nella Foresta amazzonica innescano una catena di pericolosissimi effetti collaterali, tra cui l’erosione del terreno soggetto alle fiamme e la riduzione di ossigeno a favore di una crescente immissione di anidride carbonica nell’aria.

La responsabilità di questo scandaloso susseguirsi di focolai non è additabile alla natura: non si tratta di incendi boschivi frutto di prolungati periodi di siccità. La responsabilità, ancora una volta, è dell’uomo. In particolare di attività antropiche come i disboscamenti, spesso effettuate volontariamente da agricoltori e pastori per aver accesso a più ettari di terreno per coltivazioni e bestiame. Politiche di sostenibilità sono da adottare immediatamente per porre rimedio a una situazione ambientale che peggiora a ritmi vertiginosi. Non pochi attribuiscono la colpa di un tale radicale incremento di focolai scoppiati in Amazzonia alla politica antiambientalista sostenuta da Bolsonaro, mentre i più stanno stringendosi intorno al messaggio mandato attraverso il mondo dei social dall’attore e attivo ambientalista Leonardo di Caprio. Chi punta il dito contro il presidente Bolsonaro, ha affermato che proprio i suoi atti e i suoi discorsi, demolitori di ogni indirizzo politico ambientalistico, avrebbero incoraggiato in questo ultimo periodo chi disbosca l’Amazzonia. Addirittura Bolsonaro avrebbe definito fake news i dati allarmanti divulgati dall’Inpe.

A rischio anche l’incredibile biodiversità che pulsa nel cuore della Foresta Amazzonica, così vasta da essere ancora in parte inesplorata e sconosciuta, insieme alle comunità autoctone che albergano nei recessi più affascinanti del Sud Africa. La deforestazione attuata sistematicamente dall’uomo sta brutalmente e costantemente mettendo a repentaglio il prezioso e irriproducibile bacino di risorse che caratterizza il continente africano e non solo. Ane Alencar, direttrice scientifica dell’Ipam, ha voluto ricapitolare il processo attraverso cui gli incendi dolosi arrivano a devastare il cuore selvaggio dell’Amazzonia: “Non sono incendi boschivi ma sono provocati da uomini che ogni anno accorrono in aree specifiche. Questo tipo di incendi sono l’ultima tappa del processo di deforestazione nella regione amazzonica. Tagliano gli alberi, lasciano seccare il legname e poi gli danno fuoco, in modo che le ceneri possano fertilizzare il terreno. Quando arrivano le piogge, l’erba cresce rapidamente dai nutrienti prodotti dalle ceneri. Usualmente, i fazendeiros tagliano e bruciano le loro terre all’incirca un mese prima dell’inizio della stagione delle piogge, Però le piogge non cominceranno prima della fine di settembre e ancora più tardi nella zona nord dell’Amazzonia. Questo potrebbe significare che più avanti potremo avere molti più incendi.” Greenpeace Brail ha anche messo in evidenza il circolo vizioso che gli incendi in Amazzonia innescherebbe. In effetti, più incendi divampano, più i livelli di gas serra in circolo nel pianeta salgono, più esso si riscalda e il rischio di siccità incrementa.

Il 19 agosto il cielo su San Paolo in Brasile è divenuto improvvisamente nero, curioso evento meteorologico che svela qualcosa in più sul dramma ambientale che il Brasile sta vivendo. Lo Stato dell’Acre e alcune aree dello Stato dell’Amazonas hanno dichiarato lo stato d’emergenza. Il polmone verde della Terra si sta perforando per mano dell’uomo.

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