28 Aprile 2013

Gli aspetti tecnici della macellazione rituale secondo il rito ebraico

Nell’ambito della macellazione secondo il rito ebraico il contenimento risulta uno degli aspetti più controversi. Considerando del Regolamento 1099/2009/CE viene ribadito che la macellazione senza stordimento richiede un taglio preciso della gola con un coltello affilato al fine di ridurre al minimo le sofferenze.

I bovini, gli ovini e i caprini costituiscono le specie più frequentemente macellate con questa procedura. Pertanto, i ruminanti macellati senza stordimento dovrebbero essere immobilizzati individualmente e meccanicamente. Da qui la necessità di un buon sistema di contenimento degli animali che da un lato vada ad assicurare la giusta incolumità all’operatore e dall’altra a preservare il benessere animale. Tra i sistemi più utilizzati quello della gabbia ruotante è forse quello più efficiente, permettendo nel contempo l’immobilizzazione dell’animale, il posizionamento in decubito dorsale così come richiesto dalle norme ebraiche nonché l’estensione del collo che se impedita porta ad un incorretto dissanguamento.

Il coltello usato per la shechitah viene chiamato chalaf.

Secondo la legge ebraica, il coltello può esser fatto di qualsiasi materiale e in grado di essere affilato e lucidato per il necessario livello di taglio ed efficienza necessari alla shechitah. Esso non deve avere la punta (poiché si teme che la punta possa scivolare e provocare una perforatura (proibita). Il filo della lama non deve essere seghettato, dato che le dentellature potrebbero causare strappi. La lama non deve avere imperfezioni, altrimenti sono considerate imperfette secondo la Legge ebraica, quindi il coltello deve essere controllato prima di ogni sessione.

Lo shochet deve far scorrere un’unghia lungo tutte le parti della lama e sul suo filo tagliante, per determinare se ci siano imperfezioni.

di Mosè Alise

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