10 Giugno 2023

A scuola di fotografia da Stefano Wurzburger

A piazza Sant’Eligio, sorella minore di piazza Mercato, l’aria mattutina restituisce già il calore dell’estate che sta arrivando, mentre un filtro di umidità accompagna i raggi che illuminano via Marina. Al n.3 è già cominciato il via vai trafelato e urgente dei ragazzi che collaborano con l’Associazione Gioventù Cattolica. Mi guardano e già capiscono che non sono uno di loro. “Sono un giornalista, stò aspettando il signor Wurzburger per fare un’intervista”. Sanno benissimo di chi sto parlando, sorridono: “Puoi aspettarlo dentro al fresco se vuoi”; mi spiegano che il suo studio di fotografia è al secondo piano. Arriva dopo pochi minuti su uno scooterone:“Stefano parcheggia qua che io sto uscendo!” grida una voce fuori dal mio campo visivo. Esegue, scende dal mezzo e mi saluta con un sorriso simpatico e molto contagioso: “vieni che saliamo su, ordiniamo un caffè e ti faccio vedere qualche foto”.

La penombra spezzata dalle luci fluorescenti esalta il blu dell’acquario tropicale. C’è qualcosa di psichedelico in questo spazio che appartiene evidentemente ad una persona cresciuta negli anni ’90. Stefano mi mostra alcune fotografie: i dettagli di un vestito bianco che cade candido sulla schiena armonica della sposa sorridente. “Dico sempre che sono il fotografo del sacro e del profano, perché ho fotografato le modelle ma sono stato per tanto tempo nell’arcidiocesi di Napoli e poi con l’Ordinariato Militare per l’Italia nei luoghi di guerra. In Libano ad esempio mi ha colpito il contrasto fra l’assoluta povertà e la ricchezza che si affiancavano lungo alcune strade della città”. Un equilibrista che cammina sul filo rosso che divide il bianco dal nero, fra luci e ombre di uno scatto. Eppure cos’è il corpo femminile se non un templio sacro da approcciare con rispetto, meraviglia e un pizzico di timore?

Stefano mi mostra allora la sua “Hasselblad”, un cimelio sacro, e mi racconta  di “Zio Peppino”, più che un amico di famiglia, una figura mistica che gli ha insegnato i primi trucchi del mestiere e poi risponde così al mio quesito: “ L’unico elemento di connessione fra quei due mondi è l’emozione che provo quando scatto. Questa è la fotografia”

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