7 Settembre 2019

Sulla vita e sulla morte di Camilleri

Il 17 luglio scorso l’Italia ha pianto la morte del Maestro siciliano Andrea Camilleri, ricoverato precisamente un mese prima all’ospedale Santo Spirito a Roma per un arresto cardiaco, in seguito a una precedente rottura di femore a causa di una caduta. Ma né la caduta, né la cecità né l’età avanzata avevano potuto trattenere l’ingegno e la penna sempre fervidi dello scrittore siciliano. Un mese dopo il mondo non può fare a meno di ricordarlo e di piangere ancora sul lutto e sulle pagine brillanti e imperiture con cui ha fatto riecheggiare la sua voce di cantastorie. Autore di oltre cento libri, tutti appartenenti alla sua età adulta. Agli albori della propria carriera di scrittore, Camilleri fu autore di romanzi storici ambientati nella cittadina siciliana fuoriuscita dalla sua fantasia, Vigàta, esordendo con “Un filo di fumo”. Il celeberrimo commissario Montalbano, quasi un alter ego del romanziere siciliano, fu battezzato da Camilleri nel 1994, con il primo libro della serie “La forma dell’acqua”. La serie televisiva che vede protagonista Luca Zingaretti proprio nei panni dell’amato commissario ha contribuito a consolidare la fortuna del fenomeno letterario cui Andrea ha dato vita.

Un mese dopo la sua morte si piange sull’assenza dell’irriverente, rivoluzionaria e geniale personalità di Camilleri. Lo scrittore si è spento all’età di 93 anni, ma non era soltanto uno scrittore. Era sceneggiatore e regista, amatore della lingua, personaggio colto e poliedrico, che ha portato sapientemente la Sicilia e il suo dialetto ai lettori di tutta Italia. Il paesino immaginario di Vigata non è altro che una proiezione e ricostruzione del suo paese natale, Porto Empedocle. Il “Birraio di Preston” sancisce il suo successo come autore di libri dalla risonanza internazionale, imperdibili best seller tradotti in tutto il mondo. Anche alla serie televisiva “Il Commissario Montalbano” toccherà il destino di diventare un cult. Le vicissitudini mai monotone del commissario Montalbano non si esauriscono con la morte del padre. Camilleri ha scritto l’attesissimo finale delle peripezie del proprio alter ego già molti anni fa, consegnandolo alla fedelissima editrice Elvira Sellerio, con la promessa di pubblicarlo soltanto dopo la sua morte.

La serie televisiva divenuta un must e sempre in vetta alle classifiche per gli ascolti in prima serata ricalca episodio dopo episodio la trama letteraria. La sua assistente e agente Valentina Alferj ha continuato negli anni a registrare le peripezie del commissario Montalbano anche quando il suo autore non poteva più scriverne. La lingua utilizzata negli amatissimi gialli incentrati sulla Sicilia che Camilleri dà alla luce contribuisce a farne la fama: un sapiente impasto di dialetto siciliano e italiano, una lingua reinventata e di indiscussa genialità. Camilleri sceglie di non far morire Montalbano, lo fa “sparire di scena”. E aveva un’idea precisa anche per quanto riguarda la propria morte. In effetti nel corso della sua vita ha asserito più volte: “Se potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio ‘cunto’, passare tra il pubblico con la coppola in mano” ha detto più volte Camilleri.

Il 15 luglio 2019 Camilleri avrebbe dovuto scendere sul palco per lo spettacolo “Autodifesa di Caino”, in scena alle Terme di Caracalla, e annullato a causa delle sue condizioni di salute.

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