14 Febbraio 2023

ZOOTROPOLIS: RECENSIONE

 

Zootropolis è il cinquantacinquesimo classico firmato Walt Disney, e potremmo fermarci qui, poiché già questo costituirebbe un certificato di qualità assoluto ed incontrovertibile. Un po’ come quelle etichette trionfali presenti sulle confezioni dei prodotti alimentari di un supermercato biologico radical chic, non ti sogneresti mai di contraddirle o insinuare dubbi nei loro riguardi. Quando sono nato, ventuno anni or sono, fra gli scaffali del supermercato Disney primeggiava il cioccolato artigianale più pregiato: “Il Re Leone”. Ma, prima che le lacrime amare versate per la morte di Mufasa possano tornare a sgorgare, meglio tornare a Zootropolis. Stiamo parlando di un film di animazione in cui commedia, poliziesco e avventura si mescolano in un mix di generi che rende la pellicola vivace e intelligente. Alla luce di ciò, e considerato che i classici Dysney, se rivisti da adulti, assumono un nuovo fascino, se ne deduce che si tratti di un film da non perdere. La trama vede la coniglietta di campagna Judy Hopps alle prese con il tran tran dei frenetici ritmi della città di Zootropolis. Judy ha finalmente realizzato il suo sogno di entrare in polizia e combattere il crimine, ma non ha fatto i conti con il tenente Bogo, un possente bufalo cafro che la vede meglio come ausiliaria del traffico. Intanto, in città, succede qualcosa di strano. Zootropolis è un luogo costituito da diversi distretti, ognuno corrispondente ad un particolare habitat, dove carnivori ed erbivori hanno sempre vissuto pacificamente, rinunciando alle aggressività dei loro istinti. Tuttavia, si avverte una certa tensione nell’aria: pare siano scomparsi alcuni animali e si vocifera che i carnivori non abbiano completamente abbandonato la loro ferocia. Judy troverà il modo di indagare sul caso insieme a Nik Wilde, un volpacchiotto furbastro che le sarà di grande aiuto. Oltre a tracciare una critica al razzismo e alla segregazione, Zootropolis raffigura l’integrazione etnica e culturale presente ai giorni nostri. Per questo, Disney ha dato libero sfogo alla varietà e alla caratterizzazione dei personaggi zoomorfi, i quali esprimono le diversità che si intrecciano nel villaggio globale in cui viviamo. Si va da uno strafatto e lercissimo Yak naturista, doppiato in italiano da Paolo Ruffini, fino ad un minuscolo toporagno di nome Mr Big, boss siciliano che, quando dice “freddatelo”, intende “buttatelo nell’acqua fredda”. È Leo Gullotta a prestare la sua voce a questo Marlon Brando di Zootropolis, circondato da giganteschi orsi polari che gli fanno da scagnozzi. C’è poi la donnoletta ladruncola, che non sarebbe un personaggio così importante se la sua voce non avesse l’accento napoletano di Frank Matano, il quale, dopo lo scherzo a Paolo Brosio, punta alla conquista della galassia. Last, but not least. il mitico Flash, un lentissimo bradipo dal faccino dolcemente dormiente che impiega ere geologiche in fare qualsiasi servizio. Flash è un dipendente della motorizzazione civile che intervalla ogni parola a lunghi silenzi che destabilizzano la percezione cosmica dello spazio-tempo. La mia fidanzata vuole già il suo pupazzetto, ma questa è un’altra storia.

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